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Orti sui balconi, giardinaggio in quarantena fa boom

La carenza dei cubetti di lievito è diventato uno dei simboli del ‘fai da te’ durante l’emergenza Covid. Alla riscoperta del pane fatto in casa si aggiunge ora anche quello dell’insalata e dei pomodori coltivati sui balconi.    I motivi – a grandi linee – sono due: combattere la noia e ambire all’autarchia in tempi di crisi.
    L’urban gardening, la coltivazione di ortaggi e aromi su balconi e terrazzi, va ben oltre il basilico, piantato fuori dalle finestre, insomma un intruso tra i gerani o gli oleandri, a seconda se a nord o a sud della penisola. Si tratta invece di veri e propri orti pensili con irrigazione a goccia computerizzata. L’insalatina e i rapanelli crescono in vasche di ogni tipo, anche in vecchie ruote d’auto e grondaie. La gioia di vedere le proprie piantine cresce è sempre la stessa.
    La moda del ‘giardinaggio cittadino’, da tempo diffusa nel mondo di lingua tedesca, non è nuova. “A causa della quarantena la gente ha più tempo, che passa spesso in balcone”, conferma il giardiniere bolzanino Christoph Poecksteiner. I cittadini, dopo aver riordinato e sistemato cantina e garage, con l’avanzare della primavera, si dedicano con amore ai balconi. E, come con il pane fatto in casa, non si tratta solo di un passatempo, è anche la voglia di conoscere ciò che finisce in tavola. Il giardiniere Poecksteiner affitta nel suo terreno agli inquilini dei condomini limitrofi i cosiddetti letti rialzati, aiole ad altezza tavolo.
    Christian Reider è titolare di un vivaio e per tamponare, almeno in parte, le perdite causate dalla quarantena, consegna piante e terriccio a domicilio. Ora i clienti lentamente stanno tornando anche di persona nelle sue serre alle periferia del capoluogo altoatesino. “Durante il lockdown la vendita di verdure, insalate e piante aromatiche è aumentato del 25%.
    “Ovviamente un po’ di spazio, nel giardino oppure sul terrazzo, è necessario. Serve inoltre terra di buona qualità e non dimenticarsi mai di innaffiare”, raccomanda Reider. “Fare qualcosa di manuale – aggiunge – fa bene allo spirito”.
    “Ci siamo resi conto che aiuta l’umore coltivare qualcosa”, conferma Andrea Klodvigova, madre di due maschietti vivaci di 3 e 6 anni. “I bambini – racconta – imparano, io mi tengo impegnata e in più mangiamo i prodotti sani del nostro piccolo giardino. Abbiamo fatto di necessità virtù. Stando all’aria aperta, i ragazzi guardano meno la tv e giocano meno con il tablet”. Insomma, il giardinaggio mignon come forma di svago e divertimento. “Prima del coronavirus si prendeva l’insalata in busta al supermercato, ora i ragazzi hanno imparato che l’insalata cresce da un piccolo seme. Questo è importante”, commenta Andrea.
   

Fonte: Ansa

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